01/03/2002
SIENA - Ottimo successo per la prima dello spettacolo La morte del cherubino - Repliche fino al 3 marzo, alle ore 21, al Santa Maria della Scala
"Si inizia. Il primo giorno di lavoro è molto duro": parlava così, durante le prove, Giuliano Lenzi, regista dello spettacolo prodotto dall'Università di Siena, La morte del Cherubino, tratto da un racconto di Franco Fortini.
E giovedì sera la fatica è stata premiata da un ottimo successo di pubblico per la prima rappresentazione dell'evento. Bravi gli attori della compagnia Libera Università del Teatro, completamente formata da studenti o laureati dell'Ateneo senese. Suggestivi la scenografia e i costumi. Ottimo il riadattamento teatrale di Attilio Lolini, che si è confrontato con un testo decisamente difficile quale questo racconto giovanile di Fortini. Molto appropriato il connubio tra la recitazione e le musiche di accompagnamento.
La prima dello spettacolo ha soddisfatto tutti. Alla rappresentazione erano presenti anche il rettore dell'Università, Piero Tosi, e il rettore del Santa Maria, Anna Carli, oltre ai rappresentanti delle massime istituzioni cittadine, dal Comune all'Azienda per il Diritto allo Studio Universitario, all'Accademia Chigiana. E poi molti docenti e studiosi del Centro Franco Fortini. La morte del cherubino verrà ripetuto tutte le sere, a partire dalle ore 21, fino a domenica prossima, per i tesserati di Parole e Musica. E dopo la rappresentazione, sarà possibile effettuare una visita guidata al complesso museale.
In una scenografia semplice ma di grande effetto, con forti profumi di incenso che riempiono la sala San Pio del museo, comincia il viaggio del baronetto di Grottasanta. E' un viaggio simbolico, che dura solo due giorni e che prende spunto da una verità che riguarda tutti: la prima esperienza del dolore in seguito ad una perdita. Che in questo caso è la perdita di un amore e dolore per un tradimento subito. "La carrozza si ferma, il cocchiere balza giù…": ha inizio il cammino. Ed è come un urlo, prima di rabbia e disperazione, poi di sollievo e liberazione quando il giovane riesce, finalmente, a liberarsi dalla pena e a scoprire una sua nuova identità, più forte, più matura e consapevole. Sorge la domenica di Pasqua, luminosa e calda. Insieme alla resurrezione del baronetto. Ma nel mezzo, il percorso è stato lungo, tormentato, onirico. C'è stata l'entrata nel mondo sotterraneo, mefistofelico e sulfureo alla ricerca di Serpotta, leggendario scultore di fama, trasformatore della materia, demiurgo della creatività o forse solo un artista ormai divenuto, come si autodefinisce, "l'ombra di se stesso". E c'è stato l'incontro con Lisabetta, la gioventù, la bellezza, la leggiadria, la morte. Sogno e realtà si fondono, ricordi e presente diventano tutt'uno. Fino alla catarsi, alla purificazione. Che è scoperta della solitudine, raggiungimento della maturità. E inizio di una nuova felicità.
Per poco più di un'ora, grazie a questo spettacolo prodotto dall'Università, il Santa Maria si trasforma nello scenario ideale per accompagnare gli spettatori nel sogno, per far vivere loro le passioni e i sentimenti contrastanti del baronetto di Grottasanta.
"Durante le prove – conclude il regista – ho cercato di stabilire dei percorsi precisi perché è questo che il teatro richiede: fissare una scena per poterla poi riprodurre, riproporre. Bisogna cercare di ri-creare ogni volta il clima, dare spinta creativa alla ripetitività, fare di ogni singola scena qualcosa di vero e ogni volta diverso. Infine sperare che il miracolo avvenga". L'Università ci è riuscita. La magia si è avverata.
Archivio Comunicati Stampa
Tel.: 0577 235227