11/05/2011
AREZZO - Un incontro sulla scuola medica medievale aretina in occasione della edizione e traduzione italiana del Liber mitis di Guido medico
Un manoscritto scoperto alcuni anni fa da un ricercatore tedesco, Konrad Goehl, e attribuito a un medico aretino di nome Guido getta nuova luce sugli studi scientifici e medici dell'Arezzo medievale e universitaria, documentando la presenza in città di una scuola scientifica finora inesplorata.
E’il Liber mitis, trattato in tre libri la cui prima traduzione italiana è stata pubblicata nella collana del Centro di Studi comparati "I Deug-Su" dell'Università di Siena (Pacini Editore), con commento di Pierluigi Licciardello e introduzione dello stesso Goehl.
Il volume "Guido d'Arezzo. Liber mitis. Un trattato di medicina tra XII e XIII secolo" verrà presentato venerdì 13 maggio, alle ore 17 presso la Casa del Petrarca (via dell'Orto 28, Arezzo), su iniziativa dell'Accademia Petrarca e dell'Università di Siena. Interverranno Pierluigi Licciardello dell’Università di Firenze, Michela Pereira dell'Ateneo senese, Pierluigi Rossi, medico e giornalista, e Francesco Stella della sede aretina dell'Università di Siena, direttore della collana Scrittori latini dell'Europa medievale all'interno della quale è stato pubblicato il volume. Coordinerà i lavori il presidente dell’Accademia Giulio Firpo.
«Guido d'Arezzo per primo trasferì le conoscenze del medico e filosofo arabo Avicenna alla manualistica medica», spiega il professor Licciardello, che è anche cultore della materia presso la facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo. «Il Liber mitis si può definire complessivamente un trattato sulle purghe, ma contiene anche altri elementi clinici: eziologia (studio della cause delle malattie), diagnosi e farmacopea, con molte ricette su come preparare elettuari, digestivi e lassativi. A dispetto della sua diffusione limitata e della sua conservazione precaria», conclude il curatore, «il Liber riveste un ruolo di primo piano nella storia della medicina italiana».
Per il professor Francesco Stella, «il Liber mitis ci apre una finestra sulla società aretina all'inizio del '200 e in particolare sul mondo degli studenti di medicina, di cui Guido presenta una descrizione vivace, e dei relativi docenti, contro i quali l'autore scatena il suo sarcasmo più feroce».