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Università degli Studi di Siena
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Comunicati stampa

24/03/2009
SIENA - Antartide: un oceano troppo caldo influenzerà la stabilità della calotta glaciale. L’Università di Siena nel team internazionale di ricerca.
Ci sono anche ricercatori dell’Università di Siena nel team internazionale (USA, Italia, Germania e Nuova Zelanda), che ha pubblicato su “Nature” uno studio sulla relazione tra concentrazione di CO2 e stabilità dei ghiacci della calotta antartica.
I risultati della ricerca, pubblicati sul numero del 19 marzo 2009 della rivista, sono basati sullo studio geologico e geofisico delle carote di sedimenti raccolte in un pozzo profondo 1280 metri nella regione del McMurdo Sound, nel Mare di Ross. Questo pozzo, l’unico ad oggi realizzato al di sotto di una piattaforma di ghiaccio, è frutto della prima stagione di perforazione del programma denominato ANDRILL (ANtarctic DRILLing) a cui partecipano diversi ricercatori di università e di enti di ricerca italiani. Tra questi il professor Franco Maria Talarico e il professor Claudio Ghezzo dell’Università di Siena, attivi con il loro team di ricerca e con ruoli di coordinamento a livello internazionale e nazionale nel programma ANDRILL e nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica.
I sedimenti carotati offrono un insostituibile archivio di informazioni sulle condizioni ambientali e climatiche presenti nella regione polare, in particolare nel Pliocene inferiore (tra 3 e 5 milioni di anni fa), quando l’atmosfera del pianeta aveva contenuti di gas serra e temperatura simili a quelle previste alla fine del nostro secolo.
Gli studi evidenziano che a quel tempo la calotta di ghiaccio dell’Antartide Occidentale era fortemente dinamica, con numerosi cicli di avanzata e ritiro (sino alla completa scomparsa), in stretta dipendenza con variazioni di riscaldamento dell’oceano circostante innescate da un diversa insolazione del pianeta per cause astronomiche (variazioni con periodo di 40.000 anni dell’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre). Le ricerche forniscono la prima evidenza che quando la concentrazione di CO2 in atmosfera raggiunse i 400 ppm circa 4 milioni di anni fa, il conseguente riscaldamento globale amplificò ripetutamente e in modo significativo gli effetti delle variazione ciclica dell'inclinazione dell'asse terrestre, con importanti variazioni di volume della calotta dell’Antartide Occidentale. Le osservazioni geologiche sono inoltre confermate da un modello tridimensionale al computer che riproduce le fluttuazioni delle calotte negli ultimi 5 milioni di anni e evidenzia che la contrazione, sino a eventi di collasso catastrofico della calotta occidentale, è stata sempre accompagnata da una parziale contrazione anche del margine di quella orientale, generando un aumento complessivo del livello marino pari a 7 metri.
Difficile al momento prevedere se l’inizio di un futuro brusco collasso dei ghiacci antartici avverrà tra un secolo oppure nel prossimo millennio in dipendenza ai futuri livelli di CO2 in atmosfera. Tuttavia le nuove informazioni paleoclimatiche fornite dal programma di ricerca ANDRILL costituiscono un tassello fondamentale per la conoscenza dei cambiamenti climatici e degli effetti del riscaldamento globale.


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