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Università degli Studi di Siena
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07/05/2007
AREZZO - Suona l'antica lira per spiegare la musica dei greci
Da tempo il professor Claudio Santori dedica i suoi studi al recupero della musica degli antichi greci, un interesse che lo ha portato anche a farsi costruire una lira, sui modelli della pittura vascolare (con un guscio di tartaruga, due corna di antilope, pelle di somaro e otto corde di budello per riprodurne più fedelmente possibile i suoni.
Martedì 8 maggio, alle ore 17,30, lo studioso e dirigente scolastico aretino terrà una conferenza-concerto alla facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo (viale Cittadini, Pionta, aula 3), per il ciclo di incontri sulla classicità promosso dall'Associazione italiana di cultura classica e dal dipartimento di Teoria e documentazione delle tradizioni culturali dell'Università di Siena.
Santori parlerà della musica degli antichi greci, presenterà gli strumenti usati e porterà anche il monocordo di Pitagora per spiegare la teoria musicale greca e come il filosofo e matematico costruì la prima scala musicale.
Con la lira Claudio Santori eseguirà una versione della prima Ode pitica di Pindaro, uno dei pochi testi musicali greci conosciuti. Poi, affidandosi all'oboe di Gianluca Dioni e al corno inglese di Sandro Caldini, ci farà ascoltare la sua interpretazione del Nomo Pitico, ovvero il combattimento fra Apollo e il serpente Pitone, eseguito anticamente con l'aulo e di cui non ci rimane alcuna traccia musicale. Santori, nel tentativo di immaginare la musica dell'aulo - che gli studiosi convengono dovesse essere uno strumento a fiato ad ancia doppia – propone nella sua composizione l'oboe e il corno inglese, anch'essi strumenti ad ancia doppia.

Un'altra conferenza, sempre per il ciclo organizzato dalla delegazione aretina dell'Associazione italiana di cultura classica, si terrà il giorno precedente, lunedì 7 maggio, alle ore 14. Simone Marchesi della Princeton University, autorevole studioso di Boccaccio, terrà un seminario su "Boccaccio, Geri d'Arezzo e l'Epistolario di Plinio il Giovane: interferenze, prestiti, modelli". Grazie ai recenti studi di Simone Marchesi su Boccaccio e le sue fonti latine viene in particolare rivalutata la figura del preumanista Geri d'Arezzo.