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Università degli Studi di Siena
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Comunicati stampa

20/03/2006
SIENA - Musica per la Palestina: l'orchestra dei Dal'Ouna suona per i bambini dei territori occupati
Restituire ai bambini palestinesi più colpiti dall'occupazione la loro infanzia e adolescenza attraverso la musica: è questo il progetto alla base del concerto dei Dal'Ouna, una piccola orchestra formata da musicisti palestinesi, tunisini e francesi, che fa tappa a Siena nella sua tournée italiana domani, 21 marzo.
Il gruppo è infatti in Italia per promuovere il progetto di fondare delle scuole di musica per i bambini palestinesi che vivono all'interno dei campi profughi, perchè le attività musicali permettano loro una migliore comprensione sia degli altri che della propria cultura e costituiscano un potente antidoto contro la violenza.
La musica dei Dal'Ouna nasce dall'incontro tra Oriente e Occidente, tra la Palestina e la Francia: dai canti tradizionali medio-orientali alle composizioni meticce realizzate con gli strumenti della musica classica occidentale e quelli della musica tradizionale araba.
La data senese, organizzata dall'Ufficio produzione culturale dell'Università, dal Centro comunicazione e marketing d'Ateneo, dalla facoltà di Lettere e dal Comune di Siena, con la collaborazione del centro culturale Corte dei Miracoli, prevede alle 16 la proiezione del film sulle attività di Al Kamandjâti, l'associazione che cura il progetto, e l'incontro con i musicisti presso la sala cinema della facoltà di Lettere e filosofia, e alle 21 il concerto di Dal'Ouna al complesso didattico San Niccolò (via Roma, 56).
Al Kamandjâti (che in arabo significa "violinista") è stata fondata nel 2002 da Ramzi Aburedwan, giovane violista dell'orchestra che dopo esser cresciuto nel campo profughi di Al Amari vicino a Ramallah, ha avuto la possibilità di studiare la viola al conservatorio di Angers, in Francia.
Dal 2002 al 2005 l'associazione ha realizzato seminari, incontri e concerti con musicisti europei ed americani all'interno dei territori occupati, secondo un'idea tanto semplice quanto difficile da concretizzare in quello scenario: creare quasi dal nulla quel contesto ludico e formativo che è sancito dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo, ma che in Palestina è quotidianamente negato.


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