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Università degli Studi di Siena
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Comunicati stampa

05/09/2005
SIENA - Cellule tumorali in vitro guarite con farmaci demetilanti. Già pronto un test non invasivo per la diagnosi precoce del tumore al polmone e del retinoblastoma.La scoperta è del gruppo di ricerca dell'Università di Siena e della Tem
Cellule polmonari affette da cancro e cellule oculari intaccate da retinoblastoma, un raro tumore dell'occhio, mantenute in vitro, sono ritornate sane dopo un trattamento farmacologico con demetilanti.
E' questa la rivoluzionaria scoperta alla quale è giunto un gruppo di ricercatori dell'Università di Siena e della Temple University di Filadelfia, che attraverso la sperimentazione hanno chiarito come il gene Rb2/p130 soppressore del tumore può essere danneggiato non solo geneticamente
ma anche biochimicamente. Su questa base è inoltre già pronto un test diagnostico non invasivo per l'individuazione precoce del tumore.
E' quindi possibile intervenire sul danno biochimico al gene attraverso una semplice terapia con farmaci già esistenti, ma mai usati nella terapia di questi tipi di tumore, che agiscono chimicamente riattivando il gene.
"Questi studi - ha detto il professor Antonio Giordano, coordinatore del gruppo di ricerca, direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecolar Medicine di Temple, docente dell'Università di Siena, del reparto senese del CNR e della Temple University di Filadelfia - ci hanno fornito importanti informazioni su come lo stato del gene Rb2 possa essere rivelatore di condizioni cancerose e pre-cancerose".
"La nostra scoperta - ha proseguito Giordano - ci consente innanzitutto lo sviluppo su larga scala di un test diagnostico per prevenire il cancro in maniera non invasiva, attraverso lo screening su popolazioni a rischio".
La sperimentazione su linee cellulari e su tessuti umani ha confermato che la terapia funziona nel correggere il blocco biochimico del gene. In questo modo l'oncologo potrà pensare una terapia farmacologica ad hoc, che tenga conto dell'eterogeneità del tumore e quindi correggere il danno non solo geneticamente ma anche biochimicamente.
"In pratica - dice Giordano - sarà possibile associare la terapia con demetilanti ad altre forme terapeutiche, aumentando fortemente la possibilità di arrivare alla guarigione completa del tumore".
Lo studio internazionale è stato finanziato dal National Institute of Health americano, dallo Sbarro Health Reaserch Organization (www.shro.org), dal CNR e in parte minima dall'AIRC e sarà pubblicato sul numero 24 di "Oncogene", rivista specialistica di Oncologia del gruppo Nature.


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