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Università degli Studi di Siena
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Comunicati stampa

09/08/2005
SIENA - Come calcolare il rischio di contrarre la preeclampsia
Un nuovo metodo di ricerca permette di definire la probabilità di sviluppare la preeclampsia, una delle malattie più gravi e più frequenti che si possano sviluppare in gravidanza. Grazie ad un nuovo modo di pensare alla diagnosi precoce della malattia, si aprono nuovi orizzonti sul fronte della definizione precoce del grado di rischio e della identificazione delle pazienti più portate a sviluppare la patologia.
Il metodo, sviluppato dal dipartimento di Pediatria, ostetricia e medicina della riproduzione dell'Università di Siena, e in particolare dal dottor Pasquale Florio, rappresenta una svolta importante, perché fin ora la preeclampsia veniva diagnosticata soltanto quando si presentava in forma conclamata.
Ma cosa è la preeclampsia? Si tratta di una grave sindrome determinata dalla gravidanza, caratterizzata da ipertensione e problemi renali. Rappresenta una delle più frequenti complicanze mediche in campo ostetrico, tanto che negli Usa è responsabile di circa il 15% delle morti materne, ed è la seconda causa di mortalità materna in gravidanza. Infatti, a differenza di quanto avviene per le altre patologie della gravidanza, la preeclampsia è un importante fattore di rischio per la salute della madre, a causa delle complicanze quali il distacco di placenta, l'emorragia cerebrale, l'insufficienza epatica e renale, ma anche per la salute del feto, a causa della probabilità di parto pretermine, ritardo di crescita intrauterino, ipossia o asfissia con il conseguente danno cerebrale perinatale.
Combinando le informazioni provenienti da dati biofisici (l'esame Doppler della circolazione ematica utero-placentare) e quelli biochimici (il dosaggio di alcuni ormoni della placenta) l'équipe dell'Università di Siena ha creato un sistema che calcola la probabilità di sviluppare la preeclampsia: se una paziente si presenta con il Doppler e le concentrazioni ematiche di alcuni ormoni alterati, ha una probabilità di sviluppare la preeclampsia che arriva sino a circa l'80%. Il risultato non è di poco conto, se si considera che attualmente gli strumenti a disposizione permettono di arrivare al calcolo del 30-35% di probabilità.
Ma il dato più interessante è quello relativo alla definizione dell'assenza di rischio: il metodo sviluppato all'Università di Siena permetterebbe infatti di dire che la paziente che non presenta né alterazioni Doppler né incrementi delle concentrazioni ematiche degli ormoni placentari ha una probabilità di ammalarsi prossima allo 0%.
Questo permetterebbe, se il sistema fosse utilizzato sistematicamente nella pratica diagnostica, di rasserenare le pazienti non a rischio, e di indirizzare gli sforzi assistenziali sulle pazienti che effettivamente ne potrebbero avere bisogno.

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