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Università degli Studi di Siena
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11/06/2005
AREZZO - Arezzo e Vasari, in due giornate di studio le ultime ricerche sull'artista scrittore
Se nella prima edizione delle "Vite" Michelangelo è indicato come l'artista ideale, nell'edizione successiva del 1568 Giorgio Vasari attribuisce a se stesso, anche se non esplicitamente, questo titolo e per farlo valorizza in maniera forte, nella sua opera, la 'linea aretina', cioè le biografie di artisti come Piero della Francesca, Luca Signorelli, Spinello Aretino, Parri di Spinello e tanti altri, oltre al suo stesso mastro Guillaume de Marcillat.
E' quanto emerge dalle ultime ricerche, coordinate dal professor Antonino Caleca, sull'attività letteraria di Vasari riguardante Arezzo. In due giornate di studio, il 16 e 17 giugno, dal titolo "Arezzo e Vasari. Vite e Postille" saranno presentati tutti i risultati di queste ricerche. Il seminario, che si svolgerà nella prima giornata (dalle ore 9,30) alla facoltà di Lettere e filosofia (viale Cittadini, Pionta) e nella seconda nella Chiesa dei santi Lorentino e Pergentino (via Cavour 188), è organizzato dal dipartimento di Teoria e documentazione delle tradizioni culturali dell'Università di Siena e dalla scuola di specializzazione in Storia dell'arte dell'Università di Pisa. «Le ricerche hanno individuato una precisa intenzione dell'artista scrittore di valorizzare la tradizione artistica della sua città natale, quale premessa a un proprio ruolo centrale nel destino dell'arte, anche in campo nazionale», spiega il professor Caleca.
La seconda giornata sarà dedicata alla presentazione dell'edizione, a cura di Antonino Caleca e Margherita Melani, delle postille (note, appunti, commenti ecc.) di Giovan Francesco de' Giudici alle notizie vasariane sulle opere d'arte aretine; si parlerà anche delle postille alle edizioni cinquecentesche delle "Vite" nei secoli XVI, XVII e XVIII e delle loro relazioni con le tre edizioni a stampa realizzate nel corso del Settecento.
Vasari cominciò a raccogliere notizie sulla vita e sulle opere degli artisti nel 1540, notizie che prenderanno appunto forma letteraria nell'opera intitolata "Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri". Un lavoro, questo di scrittore e storico dell'arte, che lo portò alla fama. "Le Vite" del Vasari, fondamentali per l'intera storia dell'arte occidentale, sono anche una lettura godibilissima, ricca di aneddoti e punti di vista personali sulle vite degli artisti, molti dei quali, come si è detto, anche aretini. «Le giornate di studio aretine», conclude Caleca, «sono la premessa a un ulteriore studio che intende dimostrare la centralità delle "Vite" vasariane nella nascita dell'erudizione artistica in Italia».
All'iniziativa hanno collaborato anche Comune e Provincia di Arezzo, Fraternita dei Laici, Soprintendenza di Arezzo, Accademia Petrarca e Brigata aretina amici dei monumenti.


E' dell'aretino Giovanni Francesco de' Giudici il manoscritto ritrovato

Un manoscritto inedito, e fino a oggi ignorato, di grande interesse per la storia non solo artistica di Arezzo è stato ritrovato nell'Archivio di Stato di Pisa. Si tratta degli "Estratti delle Vite de' pittori di Giorgio Vasari per ciò che concerne Arezzo" di Giovanni Francesco de' Giudici (1711-1769), pubblicato ora a cura di Antonino Caleca, che lo ha scoperto, e di Margherita Melani per le edizioni Cartei&Becagli di Firenze. L'opera costituisce la prima ricognizione conosciuta del patrimonio artistico aretino dopo la trattazione del Vasari. Il de' Giudici, esponente di una prestigiosa famiglia aretina, confronta infatti la situazione a lui contemporanea con quella cinquecentesca fornendo preziose notizie sulle vicende di edifici e opere d'arte. Per alcuni studiosi la sua opera può essere considerata la prima 'guida' della città di Arezzo.