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Università degli Studi di Siena
Ufficio Stampa
Comunicati stampa

11/02/2005
SIENA - Presentazione della ricerca "L'edicola dei ragazzi" nell'ambito del convegno "Reinventare la tv, bambini e media"
I bambini e i ragazzi frequentano
le edicole? Conoscono questi
luoghi tradizionali di incontro e di
riferimento nelle città? Sembra
proprio di sì, stando ai risultati
della ricerca intitolata "L'edicola
dei ragazzi", svolta dal Centro
comunicazione marketing
dell'Università di Siena.
I risultati dello studio, che
partendo dalle edicole ha
indagato i gusti, i comportamenti
e i consumi dei giovanissimi,
dagli 8 ai 14 anni, è stato
presentato questa mattina in
Ateneo, nell'ambito del convegno
"Reinventare la tv, bambini e
media".
"Sono ormai tante le indagini sul
rapporto tra bambini e tv – ha
detto Maurizio Boldrini,
coordinatore della ricerca -. Noi ci
siamo voluti concentrare
sull'edicola, un luogo poco
indagato da chi studia il mercato
dei media ma fondamentale nel
rapporto tra la stampa e il proprio
pubblico. Inoltre, abbiamo messo
al centro il bambino, con le sue
preferenze di acquisto e i suoi
gusti". "Abbiamo studiato per tanti
anni cosa i media fanno ai
bambini, e come li rappresentano
– ha concordato Marina d'Amato,
sociologa dall'Università di Roma
Tre -. Ora dobbiamo finalmente
chiederci: cosa fanno i bambini
con i media? Come li utilizzano?".

Dunque l'edicola è un luogo che
continua a vivere, e la ricerca
svolta a Siena dimostra anche
che la carta stampata continua ad
avere un ruolo importante nelle
abitudini di consumo dei bambini
e dei ragazzi.
Tra le testate più amate
naturalmente c'è Topolino e gli
altri fumetti Disney, primato che,
per i bambini delle elementari,
viene contrastato soltanto dal
personaggio Geronimo Stilton. I
gusti dei ragazzi delle medie
invece si dividono nettamente in
base al sesso: i maschi vanno in
edicola più spesso in gruppo e si
interessano a testate che trattano
di sport, motori, computer, giochi
in generale. Il giornale è quindi un
modo per socializzare e
condividere interessi con i
coetanei.
Le femmine invece si recano in
edicola più spesso da sole, e
questo si riflette anche nel tipo di
testate acquistate, in cui
prevalgono i temi
dell'introspezione, dei sentimenti,
ma anche del sesso, della
bellezza, della moda e della cura
del corpo. Non a caso, come ha
evidenziato la ricerca, non esiste
una produzione di testate per
adolescenti maschi, i quali
consumano testate rivolte agli
adulti, come i periodici
specializzati, mentre il mercato
delle riviste femminili per
teenager è fiorente.

Nel corso del dibattito che si è
svolto tra gli studiosi di
comunicazione Omar Calabrese,
Marino Livolsi, e gli stessi
Maurizio Boldrini e Marina
D'Amato, un'idea è apparsa
chiara: manca una vera e propria
produzione editoriale per bambini.
"I bambini leggono molto più degli
adulti – ha evidenziato Livolsi –
ma in Italia non ci sono molti
prodotti, e soprattutto prodotti di
qualità, dedicati a loro. Non parlo
soltanto di prodotti giornalistici,
ma anche di musica, di teatro, di
cinema. Eppure per questi
prodotti c'è un ampio margine di
mercato".

Insieme agli studiosi, il convegno
ha ospitato anche gli artisti che
con il loro lavoro si rivolgono
all'infanzia. Tra loro, Elio di Elio e
le storie tese, che ha detto: "Mi
sono sempre interessato alla
creatività dei bambini. Loro sanno
far lavorare la fantasia, non sono
schiavi dei nostri schemi mentali.
Io mi ispiro ai bambini e infatti loro
amano le mie canzoni, sono forse
il mio pubblico migliore".
Con Elio, la scrittrice e
disegnatrice Chiara Rapaccini ha
recentemente pubblicato il libro
per ragazzi "Animali spiaccicati".
Intervenuta al dibattito, la scrittrice
ha accusato le produzioni
televisive e editoriali rivolte
all'infanzia di buonismo. "Le
pubblicazioni per ragazzi sono
consolatorie, politically correct. Gli
adulti non credono che con i
bambini si possa parlare di tutto.
Io nelle mie storie parlo di morte,
di genitori che si separano, di
famiglie in difficoltà, del nostro
mondo che crolla. Lo faccio con
ironia, ridendo, perché con questa
chiave si può raccontare tutto ai
bambini, esorcizzando e
sdrammatizzando. Ma questi
argomenti sono considerati
ancora tabù, nonostante la
televisione mostri ogni giorno ai
bambini morte e violenza, e io
faccio fatica a trovare editori per le
mie storie".


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