Un vecchio granaio del Settecento che si trasforma in un museo intelligente. Non è un film di fantascienza ma un reale progetto dell'Università di Siena che in un piccolo borgo medievale ha creato un museo interattivo e multimediale. Il Tepotratos (Teatro popolare tradizionale toscano) si trova a Monticchiello, un paesino immerso nella Val d'Orcia, un tempo poverissimo, oggi emblema del teatro popolare, che per tradizione vede i suoi abitanti protagonisti di rappresentazioni nel festival del teatro povero.
Nel centro del borgo c'era un vecchio granaio e il paese aveva bisogno di un museo del teatro. Ma come si poteva rendere un museo di tradizioni popolari speciale e unico in Europa? Realizzando un luogo reale e virtuale che, attraverso rumori, voci, oggetti e immagini, richiamasse alla memoria dello spettatore quel mondo contadino che appartiene alla storia di Monticchiello.
Il progetto tecnologico, finanziato da Regione Toscana, Provincia di Siena, Comune di Pienza e Monte dei Paschi, è stato affidato ad Alessandro Mecocci, docente al dipartimento di Ingegneria dell'Università di Siena e tra i massimi esperti al mondo di tecnologie applicate ai musei.
Immaginiamo di essere un visitatore del primo museo "reattivo" d'Europa: la prima cosa che colpisce è la possibilità di attivare un proprio percorso di visita, sulla base degli interessi e delle aspettative personali. Questo si realizza attraverso un sistema di algoritmi in grado di percepire il numero di visitatori e il loro interesse, per personalizzare la visione nel caso in cui essi restino in un punto preciso per un determinato numero di secondi.
Una volta entrati a Tepotratos, telecamere e sensori iniziano a monitorare il visitatore, passo dopo passo. Muoversi verso un angolo o l'altro della prima stanza significa attivare diversi immagini che vengono proiettate sulle pareti, oltre che suoni e musiche. Un oggetto che unisce passato e futuro è il "pozzo multimediale", una struttura circolare al centro di una stanza ampia, coperta con pannelli di legno e strumenti dell'antica mezzadria. Infilando la testa nell'imboccatura, è possibile assistere a delle proiezioni di cultura contadina. Si possono anche vedere filmati del Maggio, del Bruscello e di altre tradizioni popolari, accanto a falci, martelli, ferri di cavallo, ruote che si illuminano tra le intercapedini dei pannelli di legno. Una grande quercia rovesciata richiama alla memoria del visitatore un'importante verità che è il senso della stessa esistenza del museo popolare: le radici come simbolo del passato e fondamento del futuro.
Ma chi o cosa si occupa di capire quali siano i desideri del visitatore per condurlo così nel percorso da lui prescelto? Si tratta di una mente artificiale, che gli ingegneri e informatici hanno ribattezzato "Interfaccia sociale multimodale", cervello e spirito del museo, che segue il visitatore e ne interpreta la volontà. Un complesso sistema di tecnologie invisibili e potenti, composto da telecamere nascoste, monitor, display, computer. Un "grande fratello" dei musei. I frammenti di forme di teatro vengono così interpretati non come resti ma come qualcosa di reale da vivere e interpretare.
Un progetto, quello dell'ateneo senese, che ha creato un museo unico non solo perché si serve di futuristiche tecnologie per mettere in mostra il passato, ma soprattutto perché offre percorsi sempre nuovi, che rispondono alle aspettative personali dei visitatori offrendo continue sorprese e suggestioni.