Archeologia e scienza scoprono un nuovo terreno di collaborazione, a partire dal caso dell'arsenico in Maremma. Si tratta di una ricerca che verrà presentata nel corso della Seconda conferenza internazionale sulla prevenzione, la valutazione, la riabilitazione, e lo sviluppo dei Siti Contaminati, dal titolo "Brownfields 2004", coordinata dai professori Enzo Tiezzi e Alessandro Donati dell'Università di Siena, che si svolgerà dal 14 al 16 giugno presso il polo universitario di Colle Val d'Elsa. La grande novità di questo lavoro consiste nell'aver scoperto che l'inquinamento da arsenico in Maremma è frutto di attività antropiche e non di anomalie di origine naturale. Ma l'intuizione più originale è stata quella di mettere in relazione le immagini satellitari dei territori con presenza di arsenico alle carte archeologiche delle stesse aree. L'idea è questa: se attualmente la grave contaminazione del suolo a causa dell'arsenico in Maremma è legata all'estrazione mineraria, anche in passato, a partire dai lontani etruschi, l'utilizzo dei metalli estratti dal sottosuolo doveva essere causa di inquinamento. Con una serie di campionamenti del suolo e le nuove tecnologie delle rilevazioni da satellite, diventa allora possibile scoprire siti archeologici fino a oggi inesplorati, e aprire quindi un nuovo campo di indagine, al confine tra la chimica e l'archeologia.
La conferenza "Brownfields 2004", nel corso della quale verranno trattati i temi della prevenzione, dello sviluppo, del recupero dei territori inquinati e delle problematiche connesse alla loro bonifica, è organizzata dall'Università di Siena in collaborazione con il politecnico inglese Wessex Institute of Technology e riveste una particolare importanza per la multidisciplinarità degli argomenti trattati, necessaria per la gestione dei siti contaminati, come messo in luce dalle ricerche del professor Donati.