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Università degli Studi di Siena
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27/05/2003
AREZZO - Il fascismo come "religione politica". Presentazione del volume di J. T. Schnapp "La Mostra della Rivoluzione fascista del 1932"
"Il fascismo come 'religione politica'. Modelli di rappresentazione della storia negli anni Trenta". E' il tema della conferenza organizzata per domani, mercoledì 28 maggio, alle ore 17 dalla facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo (aula 3, Pionta) in occasione della pubblicazione del libro di Jeffrey T. Schnapp, "Anno X. La Mostra della Rivoluzione fascista del 1932". Oltre all'autore, docente all'University of Stanford e tra i maggiori studiosi della cultura italiana medievale e moderna all'estero, interverranno Claudio Fogu dell'University of Southern California, Massimo Baioni e Maddalena Carli dell'Università di Siena.
"Se il fascismo si presentò come una 'religione politica', cioè tentò di imporsi come un regime dotato di una sua sacralità, con propri miti, simboli, rituali", dice Massimo Baioni, docente di Storia contemporanea alla facoltà aretina, "la Mostra della rivoluzione fascista del 1932 si offre come uno degli osservatori più interessanti per valutare alcune componenti di questa operazione".
La mostra del 1932 fu organizzata per celebrare il decennale della marcia su Roma e nei due anni in cui rimase aperta fu visitata da quasi 4 milioni di persone.
"Attraverso la mostra il fascismo offriva un'interpretazione di sé e del significato che pretendeva di avere nella storia italiana recente", aggiunge Massimo Baioni. "Il percorso cronologico toccato dalla mostra andava infatti dal 1914, inizio della guerra, alla marcia su Roma del 28 ottobre 1922. Mussolini veniva presentato come l'interprete più autentico dell'interventismo e il fascismo come il movimento che aveva salvato l'Italia del dopoguerra dal caos politico e sociale e dalla 'minaccia' bolscevica".
La mostra rappresenta senza dubbio lo sforzo più ambizioso del fascismo di "mostrarsi" in una veste moderna, grazie al lavoro di molti importanti architetti, scultori e artisti di varie tendenze (tra gli altri Sironi, Terragni, Libera, De Renzi, Funi, Longanesi). "L'impatto di adesione 'religiosa' che la Mostra cercò di avere sul pubblico", conclude Baioni, "fu in larga parte affidato proprio all'estetica modernista e alle soluzioni originali dell'allestimento".