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Università degli Studi di Siena
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Comunicati stampa

15/04/2003
SIENA - Gli italiani: "Sì alle biotecnologie etiche". I risultati di una ricerca dell'Università di Siena
Ben disposti nei confronti delle biotecnologie, dicono sì alla clonazione dei tessuti e delle cellule, ma solo per scopi medici; ma ai cibi transgenici dicono decisamente no: è questa in estrema sintesi la posizione degli italiani, secondo un sondaggio sulla percezione della biotecnologia condotto in Italia dal gruppo di ricerca del dipartimento di Scienze della comunicazione dell'Università di Siena, diretto dalla professoressa Agnes Allansdottir.
La ricerca, che è stata presentata ieri a Roma a palazzo Chigi, fa parte di un ampio sondaggio sulla percezione pubblica della biotecnologia e delle cosiddette "scienze della vita", effettuato in tutti i paesi europei. Il disegno del sondaggio e l'analisi dei risultati sono stati condotti dal gruppo di ricerca "Life Sciences in European Society", grazie al sostegno economico della DG XII della Commissione Europea.
Un popolo che crede nella scienza, ne apprezza i risultati e nutre aspettative nei confronti delle tecnologie. Secondo la ricerca gli italiani emergono infatti come tutt'altro che tecnofobi. "Anche più di altri popoli europei – dice la professoressa Allandottir, direttrice della ricerca – gli italiani sono ottimisti rispetto ai cambiamenti che le tecnologie in generale imprimeranno nei prossimi venti anni al loro stile di vita".
Anche le aspettative verso le biotecnologie sono positive nel nostro paese: qui più della metà degli intervistati si è dichiarato ottimista e solo un quinto pessimista.
Ma su una cosa gli italiani non hanno dubbi: sulla distinzione netta tra diversi tipi di applicazione e soprattutto tra le applicazioni mediche e quelle agricole.
Popolo di buongustai, inventori della cucina mediterranea, custodi di ricette segrete per vini, formaggi e salumi inimitabili, gli italiani resistono al cibo transgenico e lo condannano senza appello come futile, rischioso e moralmente problematico.
In controtendenza rispetto al resto dell'Europa, qui per gli ogm non sembra esserci speranza e anche se il pubblico italiano si dimostra più possibilista riguardo alle piante geneticamente modificate, negli ultimi tre anni il livello del sostegno si è ulteriormente ridotto. Le piante transgeniche, inoltre, sono rifiutate da quasi tutti quei paesi che si sono schierati a favore del mantenimento della moratoria de facto sullo sfruttamento commerciale dei raccolti geneticamente modificati.
Si può dire allora che gli italiani nutrono pregiudizi su tutto ciò che si definisce "modificazione genetica", senza fare distinzioni?
"Niente affatto - dice la professoressa Allansdottir -. L'opinione pubblica mostra di esprimere un giudizio maturo e consapevole. No agli ogm quando si parla di cibi, sì invece alle biotecnologie per altre applicazioni utili, come, ad esempio, per produrre enzimi per la creazione di detersivi diciamo ecologici".
E' in campo medico che il pubblico italiano, come la generalità di quello europeo, saluta con entusiasmo le biotecnologie. I test genetici, ad esempio, sono ritenuti utili, moralmente accettabili e dunque da incoraggiare. Ma se si abbandona il campo medico per ipotizzare un possibile uso di questi da parte delle compagnie assicurative o per fini commerciali, l'opinione non è più così favorevole.
Ma la vera sorpresa è la posizione che emerge sulla clonazione: non solo sono favorevoli per le cellule o per i tessuti umani, ma anche sono tra gli europei più ottimisti
Anche la clonazione delle cellule o tessuti umani è accolta con favore e gli Italiani, che negli ultimi tre anni hanno espresso un sostegno sempre maggiore, figurano tra gli europei più ottimisti al riguardo. Sul piano della accettabilità morale, inoltre, coloro che hanno espresso il loro consenso sono addirittura il doppio di quelli che hanno manifestato delle perplessità.
Ambiguità dal punto di vista morale suscitano gli xenotrapianti che, percepiti al tempo stesso come utili e rischiosi, non godono del sostegno accordato alla clonazione, nonostante le simili potenzialità sul piano terapeutico.
Qual è dunque il rapporto degli italiani con la scienza? Il quadro conclusivo lo tracciano bene i dati della ricerca: sensibili alle tematiche scientifiche in generale, ma con un occhio costantemente rivolto alla vera utilità delle ricerche e delle scoperte. Si ritiene, ad esempio che i ricercatori universitari impegnati nel settore delle biotecnologie stiano facendo un buon lavoro per la società, ma il favore non è altrettanto grande nei confronti della ricerca industriale. Diffidenza per i risultati che hanno solo l'obiettivo del profitto? Forse. Quel che è certo gli italiani dicono no a tutto ciò che viene percepito come futile, come il cibo ogm.




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