Università degli Studi di Siena
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27/10/2017
AREZZO - Nel campus del Pionta la mostra "Finirò per diventare eternamente pazza": documenti e foto da cartelle cliniche della prima metà del Novecento per ridare dignità a chi è stato rinchiuso nel manicomio di Arezzo
Sette storie di donne, uomini e bambini che contengono molti elementi comuni a quelle della totalità dei ricoverati nel manicomio di Arezzo e in questo senso esemplari. Sono quelle raccontate nella mostra inaugurata ad Arezzo (viale Cittadini) in occasione del convegno “Asili della follia”, organizzato dal Dipartimento di Scienze della formazione e della comunicazione interculturale dell’Università di Siena, ateneo che venti anni fa ha trasformato l'area ospedaliera in campus. "Finirò per diventare eternamente pazza. Immagini dal manicomio di Arezzo" è il titolo dell’esposizione, nella ex palazzina Donne, curata da Stefania Gherardi, Lucilla Gigli e Patrizia Montani dell'Università di Siena. “Attraverso l’internamento queste persone vennero estromesse e marginalizzate dalla società, perché non rientravano nei consueti canoni di ‘normalità’ – hanno spiegato le curatrici - o perché il manicomio rappresentava l’unica soluzione prevista per fronteggiare la difficoltà delle famiglie a farsi carico di chi era bisognoso di particolari attenzioni”. “Abbiamo voluto raccontare le loro storie a partire dalle fotografie contenute nelle cartelle cliniche, che dei pazienti ci restituiscono con immediatezza volti, sguardi, espressioni, corpi. Alle immagini abbiamo affiancato le parole: dei medici che ne descrivono comportamenti anomali e talvolta esuberanze, dei familiari e in alcuni casi delle forze dell’ordine, che nei loro rapporti giustificano la necessità del ricovero. Dove possibile, abbiamo restituito la voce agli stessi protagonisti, attraverso brani di diario o lettere indirizzate ai familiari che, mai spedite, sono rimaste per decenni inascoltate nelle cartelle cliniche. Rendere pubbliche le loro biografie – hanno concluso le curatrici - restituisce visibilità, dignità e umanità a tutti coloro, circa dodicimila, che furono ricoverati all’Ospedale psichiatrico di Arezzo”. La mostra è aperta dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20.