Università degli Studi di Siena
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12/01/2017
AREZZO - Il teatro e la follia, seminario con il poeta, drammaturgo e scrittore Giuliano Scabia e lo psichiatra Peppe Dell'Acqua
Il poeta, drammaturgo e scrittore Giuliano Scabia e lo psichiatria Peppe Dell’Acqua saranno ad Arezzo giovedì 19 gennaio per il ciclo di incontri “Quando c’erano i matti” su follia, malattia mentale e manicomi, organizzato dal Dipartimento dell’Università di Siena. Insieme ripercorreranno il “Sentiero del teatro accanto alla follia” dal 1971 a oggi, con le loro testimonianze e la proiezione di video.
Il seminario si svolgerà nell'aula 3 del campus del Pionta, in viale Cittadini, dalle ore 10 alle ore 18, e sarà introdotto dal professor Massimo Bucciantini e dal direttore della Biblioteca di area umanistica Luca Lenzini.
Il percorso del teatro accanto alla follia inizia di fatto con la gigantesca scultura in legno e cartapesta del cavallo azzurro, diventato simbolo della lotta per la chiusura dei manicomi. Opera collettiva realizzata nel 1972-73 all’interno dell’Ospedale psichiatrico di Trieste diretto da Franco Basaglia, da un'idea di Giuliano Scabia, dello scultore Vittorio Basaglia e di Peppe Dell’Acqua, è stata un’esperienza di comunicazione potente e innovativa nella storia della salute mentale, poi raccontata nel libro “Marco Cavallo” pubblicato da Einaudi nel 1976. La parata per le vie di Trieste del grande cavallo con la pancia piena delle storie dei pazienti del manicomio avrebbe permesso di superare il confine tra matti e normali, di “sfondare” il muro del manicomio aprendolo alla città. L’opera si ispira a un cavallo in carne e ossa, adibito al trasporto della biancheria nell’ospedale psichiatrico triestino, che fu salvato dal macello. Divenne il simbolo della volontà di liberare i malati di mente da una psichiatria antiquata, fondata sulla reclusione, contro la quale Basaglia si batté fino alla riforma del 1978, che sancì la chiusura dei manicomi. “Ricostruimmo il cavallo Marco - dice Scabia - recuperando il senso del simbolo di libertà che ebbe allora per i degenti del manicomio che grazie alla legge Basaglia sono tornati persone libere”.
Nel 2014 Peppe dell'Acqua ha portato la scultura del cavallo azzurro negli ospedali psichiatrici giudiziari italiani e sempre per richiamare l'attenzione sulle condizioni di queste strutture, e per sostenere la lotta contro tutte le istituzioni totalizzanti, la scultura è stata esposta a Expo 2015.

Giuliano Scabia è uno dei fondatori del nuovo teatro italiano, maestro di varie generazioni, artista sperimentatore, "protagonista di alcune tra le esperienze più vive e visionarie degli ultimi anni", come ha scritto Gianni Celati. Con le azioni a partecipazione nei quartieri, nelle scuole, nei paesi, nei manicomi ha segnato una svolta radicale nel modo di praticare la poesia, il teatro e la scrittura. Scabia quindi ha lavorato, e lavora, su diversi 'sentieri': della poesia (da “Padrone e Servo” a “Opera della notte e Il tremito”), del teatro (da “Zip” a “Canto del mormorio”, i quasi 60 testi del Ciclo del Teatro Vagante), del romanzo (dalla saga di Lorenzo e Cecilia alla trilogia di Nane Oca, conclusa nel 2009 con “Nane Oca rivelato”, all’ultimo “L’azione perfetta” del 2016), delle messe in scena, delle camminate di narrazione e poesia, delle esplorazioni notturne di ascolto, dell’esplorazione dei modelli di teatro realizzata per molti anni dentro il Dams dell’Università di Bologna e documentata nei “Quaderni di drammaturgia”, delle azioni su schemi vuoti come quella del cavallo azzurro in cartapesta, poi raccontata nel libro “Marco Cavallo” pubblicato da Einaudi nel 1976.

Peppe Dell’Acqua, psichiatra, ha lavorato con Franco Basaglia e ha partecipato alla grande esperienza di trasformazione e chiusura dell’Ospedale psichiatrico di Trieste. Dal 1985 al 2012 è stato direttore del Dipartimento di Salute mentale triestino. Ha pubblicato numerosi saggi, distinguendosi inoltre per la grande attenzione agli aspetti della comunicazione e della formazione, sia degli operatori che delle famiglie di persone con disturbo mentale. È ora direttore della collana “180. Archivio critico della salute mentale”.